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SESSUALITA' DA EDUCARE

EDUCHIAMO LA FAMIGLIA è il titolo di questo spazio periodico di riflessione: torniamo ad occuparci dei delicati equilibri di quel nucleo primario, di quella culla delle relazioni che è la famiglia, la famiglia in cui viviamo, in cui torniamo dopo gli impegni, per cui ci impegniamo tanto, che sogniamo e desideriamo serena, appagante, di cui abbiamo nostalgia quando siamo lontani dalle persone che la compongono, di cui ci sentiamo responsabili.

Per la verità potremmo capovolgere il titolo e dire che la famiglia è educante, cioè nel suo interno si svolge una costante azione educativa reciproca, spesso inconsapevole, direi anzi che questo, quello educativo, è uno dei suoi ruoli importanti e irrinunciabili. Spesso ci troviamo a dire che la famiglia è la prima agenzia educativa, il cui primato va riconosciuto e tutelato, per esempio rispetto a quello della scuola e della società.

L’ambito tra i più difficili da affrontare a livello educativo è forse quello della sessualità, non a caso infatti i genitori chiedono aiuto a “esperti” per approfondire con i figli questo tema. È comprensibile, per la verità, facendo parte del mio lavoro, vedo questa cosa in modo positivo e a volte proprio necessaria; quello che però spesso gli adulti dimenticano è che i più piccoli, i bambini, i ragazzi li osservano e, come per tutti gli altri aspetti importanti della vita, da loro, dagli adulti, genitori, educatori, ricevono un imprinting, un esempio di come si vive e del significato che la sessualità riveste nella vita.

Ma gli adulti sanno, o meglio, vogliono parlare di sessualità? Riescono a rendere ragione delle scelte, dei valori che perseguono? Ci tengono a indirizzare i piccoli verso una visione bella e buona della sessualità?

Bisogna riconoscere che parlare di sessualità è difficile, perché riguarda l’essenza intima e profonda della persona. Naturalmente, la sfera sessuale viene percepita come qualcosa di privato, anche un po’ misterioso, per certi versi sconosciuto, difficile da condividere a parole con gli altri, anche con chi si ama e, in alcuni momenti della vita, persino difficile da gestire, da vivere.

 

Educare la sessualità all’interno della famiglia, educarsi a viverla e parlarne in modo positivo è un compito importantissimo. È facile? Certo che no!

Ci imbarazza, ci confonde: già è difficile trovare una definizione per descrivere cosa sia la sessualità: si può fraintendere, a volte se ne parla il modo limitato, distorto, contraddittorio…

Eppure siamo circondati da messaggi a sfondo sessuale, soprattutto grazie alla pubblicità e ai media, gli spettacoli, il cinema; essa anche entra in tanti modi di dire, colora un certo tipo di linguaggio corrente.

Sarà questa sovraesposizione, cioè questo continuo sottofondo di messaggi più o meno espliciti, sarà per questo che la maggior parte delle volte in cui si parla di sesso lo si fa in modo ironico, svalutante, trasgressivo?

E perché tante parolacce, tante espressioni offensive o di disappunto si rifanno alla sessualità?

Questo imbarazzo, questa difficoltà a parlare seriamente di sessualità, non diminuisce con l’aumentare degli anni, anzi accomuna giovani e persone mature, che a volte non riescono neanche a chiamare gli organi genitali con il loro nome scientifico, ma usano sinonimi o nomignoli, alcuni francamente ridicoli. La liberazione sessuale degli ultimi 50, 60 anni non sembra aver portato molto giovamento, se non la legittimazione a dire a voce alta ciò che in passato si sussurrava di nascosto o si velava dietro a doppi sensi. Anche questo è evidente osservando i media, che con gli anni sdoganano sempre di più argomenti intimi e scene esplicite.

Eppure, la sessualità e la sua espressione attraverso i gesti dell’amore di coppia sono quanto di più prezioso e significativo il Creatore abbia donato all’umanità per potersi avvicinare a lui. Essa cioè racchiude e manifesta una sacralità così profonda e unica, capace di lasciarci intuire l’amore di Dio per l’uomo.

 

Cominciamo col dire cosa intendiamo, cosa possiamo includere nel concetto di sessualità.

Tra tutte, questa è la definizione che preferisco:

LA SESSUALITÀ È UNA COMPONENTE FONDAMENTALE DELLA PERSONA, CHE INVESTE TUTTI GLI ASPETTI DELLA SUA ESISTENZA, NE DEFINISCE L’IDENTITÀ E LA SPINGE A RICERCARE E ATTUARE L’INCONTRO PROFONDO E FECONDO CON UN “TU” PARTICOLARE

È una definizione complessa, completa. E una definizione necessaria: spesso si pensa alle sessualità solo come alcuni gesti che riguardano alcune parti del corpo in alcuni momenti; sessualità è molto più di questo, riguarda tutte le presone a tutte le età, è l’espressione del proprio essere sessuati, maschi o femmine.

Per questo quella che viene chiamata “educazione sessuale” (cioè quegli incontri che ci vengono richiesti dalle scuole, dagli oratori, dai genitori) non può essere solo un insieme di nozioni o istruzioni su come funzioniamo e su come attuare comportamenti “sicuri e non dannosi alla salute”.

Faccio un inciso: non parlo di “educare ALLA sessualità” (insegno ad essere sessuale, ad avere una competenza) ma parlo di “educare LA sessualità” (aiuto a prendere consapevolezza, a scoprire il senso, a vivere in modo ordinato qualcosa che è già presente in me)

L’educazione della sessualità quindi è educazione della persona nella sua interezza: conoscenza del corpo, ascolto delle emozioni, uso dell’intelligenza e della libertà, attenzione alle relazioni.

È accompagnamento alla scoperta del SENSO del proprio essere sessuati e del significato dei gesti che servono a esprimere all’altro ciò che provo per lui.

La gestualità sessuale esprime e dà forma all’amore umano, specificatamente all’amore della coppia. Essa è innata, composta di tanti gesti, tutti preziosi, che in modo crescente per intensità e intimità (come una scala) possono arrivare a comprendere la compenetrazione genitale, nel rapporto sessuale.

 

L’incontro sessuale tra uomo e donna è il gesto che in assoluto contiene in sé la più grande potenzialità comunicativa e creativa: attraverso l’unione dei corpi, gli sposi si scambiano una promessa di eternità; per un cristiano, il rapporto sessuale è il dono particolarissimo e originale con cui Dio Padre lascia intravedere la fedeltà del suo amore per noi. Infatti è segno (sacramento!) della profonda relazione tra Dio e la sua creatura, l’essere umano.

 

Dicevo prima che è il gesto che ci lascia intuire l’intensità dell’amore di Dio per noi, ne diventa l’epifania: se devo pensare a una metafora che rappresenta il rapporto sessuale, quello che mi sembra più adatto è un tepee indiano, la tenda: un luogo intimo in cui gli sposi incontrandosi, lasciano spazio all’ospite, che è il Signore.

Il significato originario di questo gesto viene raccontato all’inizio delle Sacre Scritture (nel libro della Genesi al capitolo 2, che è il primo di settantatré libri, subito dopo il racconto della creazione!) quasi con urgenza, come una pietra fondativa della relazione tra uomo e donna. Lì, al rapporto coniugale vengono attribuiti due significati importanti e legati tra loro: il significato unitivo e quello generativo; questo gesto quindi consiste nella capacità dei coniugi di farsi dono accogliente l’uno dell’altra in un incontro gioioso che si apre alla possibilità di generare i figli.

UNITIVO significa “non sono solo, tu diventi uno con me, possiamo abitare uno nell’altro”; è il senso dell’appartenenza, della compagnia, del cammino da percorrere insieme, della fedeltà alla promessa. GENERATIVO significa che l’incontro, la relazione, l’amore è fecondo e dà vita. Se ci sono i presupposti, questa vita saranno i figli, ma più spesso genera e fa crescere l’amore, la dedizione, l’impegno per l’altro e per la comunità.

Questi due aspetti sono di pari valore, non sono uno a scapito dell’altro! Se per realizzarne uno cerco di eliminare l’altro perdo qualcosa, mi tolgo la possibilità di vivere la sessualità in pienezza.

Mi rattristo quando nei percorsi per i fidanzati che si preparano al matrimonio mi capita di sentire che alcuni ancora sono convinti che la Chiesa considera lecito il rapporto sessuale sono in vista della gravidanza! Oppure quando incontro coppie che, per rincorrere un concepimento che fatica ad arrivare, si sfiancano in rapporti che perdono il profumo e la gioia del dono reciproco.

Educare la sessualità dei piccoli, dei giovani, significa mostrare loro un cammino affascinante che potrà portarli a vivere in pienezza l’amore con una persona -un “TU” speciale, preziosa, unica; e se questo “TU” speciale sarà nella maggior parte dei casi un uomo o una donna, per altri sarà un ”TU” divino (come nella vocazione consacrata) o un “TU sociale”, come per chi si dedica al servizio di speciali categorie di persone e in quello realizza la sua vita, il suo amore. Ovviamente queste ultime scelte si esprimeranno attraversi gesti che non raggiungono l’intimità tipica del rapporto di coppia, ma sono ugualmente generanti e significative; come dire che non è che se nella vita non ti capita di incontrare la persona giusta, allora la tua vita non ha senso, sarà infelice e sterile! (padre e madre sono nomi che si danno anche ai consacrati, per indicare una paternità spirituale)

 

Quindi aiutare a scoprire o riscoprire, anche per se stessi, il senso e i significati insiti nel rapporto coniugale è compito importante, necessario, urgente: tanto più che, guardando la realtà in cui viviamo, e ancora di più come essa viene rappresentata da programmi e fictions, assistiamo ad una banalizzazione o a una visione riduttiva di questo gesto; certo, non possiamo dimenticare che il genere umano deve fare i conti con la sua fragilità e limitatezza (cioè, con la frattura tra noi e l’armonia col creato e col Creatore prodotta dal peccato originale). La sessualità, in modo più evidente rispetto ad altri aspetti, ha sofferto molto di questa frattura: i gesti d’amore, in alcune realtà, sono ben lontani dal creare l’armonia di un incontro pieno e fecondo, gioioso e appagante e diventano invece esperienze che generano incomprensione, sopraffazione, sfruttamento e violenza. La pulsione sessuale, positiva spinta alla ricerca dell’altro, frequentemente viene usata come leva per attrarre, circuire, condizionare le persone. La ricerca della comunione con l’altro diventa abuso, dipendenza, ossessione.

Si ha oggi la sensazione che la sessualità non mantenga il “tanto” che sembrava promettere, che lasci i suoi fruitori inappagati, infelici. Non è raro incontrare giovani che, dopo aver provato le esperienze più disparate, concludano candidamente che “beh, tutto sommato il sesso non è granché” …

Non so dire se in passato questi problemi non esistessero, ma di sicuro oggi, in cui ci si mette facilmente in mostra, in cui è inevitabile il confronto con esperienze diverse dalle proprie e in cui sono accessibili a tutti le nuove conoscenze sulla fisiopatologia sessuale, risulta più evidente quanto sia diffuso vivere la sessualità in modo problematico, o perlomeno insoddisfacente. Insomma, quella dei nostri tempi pare una sessualità malata; ne sono prova le numerose trasmissioni tv e radio, siti internet o pagine sui periodici a cura dei vari specialisti che ascoltano, consigliano, e offrono soluzioni o percorsi più o meno efficaci.

 

Si può allora educare la sessualità offrendo un’ottica di speranza, di positività?

Certo! Perché la verità è davvero semplice.

La verità è che la sessualità si realizza in modo pienamente umano solo se è a servizio dell’amore, cioè se l’agire sessuale opera in sintonia con le pulsioni, i desideri, le aspirazioni e la volontà di chi li vive. Ormai chi mi ascolta sa bene che, come una casa a tre piani, la persona è un’unità originale di corpo, emozioni, ragione e spirito. Il benessere, la felicità, nascono dal rispetto armonioso di tutte le componenti di questo unicum. La sessualità e i gesti che la esprimono non possono prescindere dalla persona tutta intera. Quindi l’agire sessuale sarà tanto più significativo e gioioso quanto più sarà riflesso di ciò che provo per la persona con cui mi relaziono (il “tu” particolare) e anche quanto più questo gesto sarà commisurato a quello che devo esprimere: a volte agisco un rapporto sessuale quando ancora non ci sono i presupposti per realizzare in pienezza questo gesto…come potrò gustarne, apprezzarne ciò che ne deriva?

 

La frattura è proprio qui: pensato da Dio come dono totale all’altro per creare unità feconda nella gioia, il rapporto sessuale può diventare ricerca dell’altro (del suo corpo) come strumento per ottenere la mia soddisfazione; oppure pretesa di trovare nell’altro ciò che mi manca.

Questo allontanamento dal progetto originario non è senza conseguenze. Se l’agire sessuale, invece di essere gesto comunicativo e oblativo, diventa autocentrato sull’individuo, possiamo intuire che esso facilmente porterà non alla gioia ma all’insoddisfazione. Il ripetersi di gesti sterili e il rinnovarsi di incontri superficiali, nel tempo, potrà trasformarsi in un ripiegamento su se stessi fino al disinteresse per la sessualità, oppure nella ricerca di qualcosa di sempre più eccitante, stimolante, inesplorato.

Non a caso nell’ambito della consulenza sessuologica le richieste di aiuto riguardano soprattutto la mancanza di desiderio sessuale, la difficoltà a raggiugere il piacere, l’incapacità fisica di realizzare un rapporto quando lo si desidera.

Allora quella promessa di gioia di cui parlavo prima, che la sessualità agìta spesso non sembra mantenere, si realizza se non separiamo mai sesso e amore! Questo è quello a cui dobbiamo educare i bambini, i nostri figli, quello a cui dobbiamo continuamente educare noi stessi; perché è vero che siamo fragili e ce lo dimentichiamo, e vero che la ferita che è il peccato originale ce l’abbiamo anche noi!

Ricordare che tutti siamo segnati da questo limite è importante, perché ci rende consapevoli e umili di fronte ai nostri sbagli, e quindi misericordiosi e non troppo giudicanti verso gli sbagli degli altri; ugualmente però credo che, pur in modo imperfetto, ognuno possa vivere la sessualità in modo pienamente umano cercando di realizzare il suo vero significato. Il compito di un educatore allora è di testimoniare questo tentativo, questo impegno, perché è a questo amore che tutti siamo chiamati.

è compito di ogni educatore aiutare i ragazzi a scorgere un cammino affascinante alla scoperta di sé e del significato del corpo, dei gesti, dell'amore

11.09.2021

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