IL METODO CHE INSEGNA L'AMORE
Ciò che vorrei condividere questa sera, più che una riflessione è un’esperienza, una testimonianza dell’impegno in un ambito a me molto caro; impegno che si è protratto ormai per più di trent’anni. Questo desiderio nasce dal fatto che nei prossimi mesi, in diverse città d’Italia, prenderanno il via nuovi corsi per formare le insegnanti del Metodo Billings, il metodo di conoscenza e regolazione della fertilità che appunto da decenni propongo a ragazze, fidanzati, coppie.
Diventare un’insegnate dei metodi naturali è stato per me il modo con cui realizzare la mia vocazione, personale prima e successivamente di coppia, condividendo questa passione con mio marito.
La vocazione è quella di accompagnare le persone a vivere una sessualità ricca, positiva, pacificata e santa, lontano da stereotipi, costrizioni, eccessi e sensi di colpa. Detto così suona un poco ambizioso, ma di fatto non lo è, perché tutti questi aspetti vengono trasmessi non tanto grazie a capacità e doti personali, bensì sono insiti, sono conseguenti alla scelta di vivere la sessualità nello stile dei metodi naturali.
In questo senso è da leggere anche il titolo di questo intervento: “il metodo che insegna l’amore” vuole indicare non che l’insegnante insegna alle coppie ad amarsi, ma che il suo servizio è di consegnare alla coppia uno strumento, il metodo elaborato dai coniugi Billings, che ha in se stesso il potere di educare la persona ad amare e apprezzare se stessa, e la coppia a vivere gesti che nutrono e fanno crescere il rispetto, l’accoglienza, l’amore tra loro.
Mi sono avvicinata al Metodo Billings quando ero molto giovane, prima del matrimonio, perché mi sembrava la modalità che rispondesse a tante mie esigenze: l’esigenza di naturalezza, di armonia con la natura, sia quella umana che quella ambientale (non assumere sostanze chimiche, non modificare la mia fisiologia, realizzare comportamenti in armonia con il “progetto originario” dell’essere umano, senza artifici né forzature).
Questo quando ancora non era così in voga la sensibilità (o la moda) “green”! Era più un’esigenza legata ad una visione della vita e ad una ricerca di armonia con il creato, che derivava un po’ dal fatto che, essendo nata negli anni sessanta, ho assorbito la cultura hippy -tanto che i miei figli ancora oggi mi rinfacciano di essere una figlia dei fiori- cultura che per me ben si sposava con l’ammirazione per san Francesco d’Assisi, il frate che ha fatto dell’essenziale la sua regola di vita.
Insieme a questa esigenza c’era quella di vivere la sessualità in armonia con gli insegnamenti della Chiesa, che si andavano sempre più delineando attraverso quella che è stata definita la Teologia del Corpo di Papa Giovanni Paolo II.
Infine, un altro aspetto per me molto importante era il percorso di sempre maggiore conoscenza di me stessa, necessario per vivere con consapevolezza e in pienezza il rapporto con il mio corpo, con Dio e con le persone amate, primo fra tutti il mio futuro marito.
Marito che ovviamente ha avuto il merito di accogliere e incoraggiare queste mie spinte interne, aiutandomi a realizzarle.
All’inizio degli anni ’80 i metodi naturali basati sull’osservazione giornaliera dei sintomi, come appunto il Metodo Billings e i diversi metodi sintotermici, venivano proposti negli ambienti cattolici con entusiasmo, soprattutto perché, rappresentando una valida scelta in alternativa alla contraccezione, rispondevano all’esigenza delle famiglie di avere la possibilità di gestire responsabilmente la procreazione, in una società che si stava trasformando sempre più velocemente.
Mentre da molti fedeli (laici e religiosi) venivano apprezzati e incoraggiati, da altri venivano visti con sospetto per diverse ragioni: le critiche si basavano sulla presunta inaffidabilità, sulla difficoltà nell’impararli, sul fatto che si credessero applicabili solo in pochi casi e che fossero ritenuti limitanti in quanto potevano spegnere la passione e la spontaneità nella vita di coppia. Per alcuni sacerdoti questo modo di vivere la sessualità coniugale veniva percepito come un’ulteriore fatica da aggiungere al già gravoso giogo matrimoniale, mentre per qualche intransigente i metodi naturali sembravano un escamotage per poter comunque avere il controllo di un aspetto (la procreazione) che avrebbe dovuto essere regolato solo dalla Provvidenza divina.
Il tutto per dire che in ogni tempo la proposta dei metodi naturali ha suscitato reazioni molto diverse, a volte ambigue, altre divisive, altre contraddittorie.
Per quanto riguarda la mia famiglia, aver imparato il Metodo Billings prima del matrimonio ci ha permesso di vivere la sessualità coniugale in modo naturale, sereno e appagante; ci ha donato la capacità di vivere con consapevolezza la fertilità di coppia, di riconoscerne i ritmi e il loro modificarsi nei diversi momenti della vita; ci ha dato modo di scegliere i tempi più adatti per chiamare alla vita i nostri figli.
Solo col tempo e con il confronto con altre persone, soprattutto gli amici, abbiamo scoperto tutte le positività di questa scelta, che ancora adesso mi sento di appoggiare e promuovere.
Infatti l’idea di diventare insegnante è nata proprio dal constatare come per tante coppie vivere la sessualità fosse spesso fonte di preoccupazione e ansia: amiche sempre in attesa dell’inizio di una mestruazione che non arrivava mai quando pensavano, o che restavano col fiato sospeso ad ogni minimo ritardo, perché non era il momento per una gravidanza; altre che si lamentavano dell'invasività di un sistema contraccettivo o della scomodità di un altro, qualcuno che invece raccontava la difficoltà di trovare l'equilibrio tra il desiderio di lui e la disponibilità di lei ad avere rapporti...
Sperimentare per contro come fosse facile e rasserenante riuscire a riconoscere i vari momenti del ciclo e quindi avere un’idea più realistica rispetto all’arrivo della mestruazione e alla possibilità di gravidanza, e come questa conoscenza contribuisce ad un buon rapporto di coppia, ha suscitato in noi il desiderio di condividere con gli altri questa modalità di vita sessuale, proposta come una “buona notizia” sulla fecondità!
Per diventare insegnante ho affrontato un intenso percorso di preparazione basato soprattutto su fondamenti scientifici (anatomia e fisiologia genitale e ormonale) ma anche antropologici, pedagogici, etici, dottrinali ecc. Un percorso alternativo a quelli ufficiali accademici, che perciò spesso fatica ad essere riconosciuto all’esterno, ma che è forse più completo e integrato rispetto ad alcune formazioni professionali, perché l’obbiettivo dell’insegnante non è risolvere un problema ma accompagnare una donna o una coppia alla scoperta di qualcosa che esiste già in loro, è alla portata di tutti perché scritto nella natura umana.
Per questo il rapporto che si instaura tra l’insegnante e la donna o la coppia che chiede di imparare il metodo non è mai troppo formale e spesso diventa una relazione di accoglienza e vicinanza, uno spazio di ascolto e di confronto, un arricchimento reciproco.
Proprio grazie a questo accompagnamento ho avuto modo di scoprire tutto il buono che la scelta dei metodi naturali può portare, proprio a partire dai racconti delle coppie che ho incontrato. Una delle prime scoperte che tante coppie fanno quando iniziano a usare questo metodo è che, a prescindere dalla motivazione per cui ci si avvicina, è molto più che un modo per avere o non avere figli: è uno stile di vita sessuale, che ci istruisce su come siamo fatti e come funzioniamo, ci rende chiari a noi stessi (e di conseguenza ci rende più comprensibili all'altro). Quello che racconterò ora mi arriva dall’esperienza di accompagnamento delle coppie e di quanto loro hanno voluto condividere. In questo senso, tornando al titolo iniziale, posso dire che il metodo insegna l’amore anche a chi lo insegna, grazie a quanto le coppie restituiscono in termini di confidenza, amicizia e gratitudine.
Ricordo una coppia, Luca e Simona -nomi di fantasia- che dopo qualche incontro, raggianti, dichiaravano che il loro rapporto era diventato molto più sereno da quando erano in grado di riconoscere l'andamento ormonale di lei, che influenzava molto i suoi stati d'animo; Simona, le cui fluttuazioni ormonali avevano un forte impatto a livello emotivo, finalmente riusciva a comprendere come mai in alcuni giorni fosse più sensibile e volubile che in altri e questa consapevolezza la aiutava a gestire meglio la sua emotività e a renderne ragione a Luca, che si sentiva così più coinvolto e protettivo nei suoi confronti. In questo senso davvero i metodi naturali sono un prezioso strumento di conoscenza e di lettura di sé e dell'altro.
Anna e Silvio -sempre nomi di fantasia- hanno invece potuto sperimentare il piacere di vivere una sessualità naturale e riappacificata, una volta abbandonati i contraccettivi che sentivano come invasivi e limitanti. Insoddisfatti dei loro rapporti, cercavano di viverli in modo sempre diverso, collezionando però delusione e insoddisfazione. Il metodo naturale ha permesso loro di ritrovare un agire sessuale naturale, non artificioso, semplice e sincero e per questo appagante e anche funzionale alla crescita del loro rapporto di coppia.
Questo è un aspetto davvero importante, che secondo me viene molto sacrificato ultimamente: tutti noi abbiamo esperienza che molto spesso ciò che naturale è assai meglio di quanto è artificiale... Pensiamo per esempio al cibo e a quanto viene apprezzato l'uso di ingredienti genuini, la preparazione artigianale, la freschezza ecc. Quando si pensa o si parla di sessualità, invece, anche e forse proprio con i più giovani, non si fa che sottolineare l'importanza delle protezioni per malattie e gravidanze, sostenendo fortemente e la necessità dell’uso del preservativo nel momento in cui si inizia l’attività sessuale…di fatto suggerendo l'impossibilità di vivere una sessualità al naturale, cioè piena, vera, così come è stata pensata dal Creatore (o da madre natura, come direbbe chi non crede). Ritornando all'esempio del cibo, sarebbe come esaltare i surgelati rispetto alla verdura raccolta nell'orto, o nell’abbigliamento preferire i capi in poliammide rispetto a quelli di lino o cotone.
In questo senso, sperimentare la bellezza dell'unione sessuale vissuta in pienezza e naturalità fa sì che si crei la volontà di non accontentarsi di niente di meno; questo rende più accettabile e facile da vivere l'astensione dai rapporti che è necessaria nei giorni fertili, quando non si desidera una gravidanza. Come dire che vale la pena aspettare per vivere un'esperienza davvero bella e significativa, piuttosto di accontentarsi di gesti surrogati...la qualità vince rispetto alla quantità (o meglio, giusto per sfatare un mito, non è che chi vive i metodi naturali abbia necessariamente meno rapporti, è che li vive seguendo dei ritmi e non "a caso", ritmi che per altro si acquisiscono e diventano anche loro "naturali", come lo sono i ritmi delle giornate e delle stagioni).
A bene guardare, proprio l'esigenza di vivere l'astensione, percepita da tanti come il punto debole del metodo, è quella che più si rivela utile alla crescita della coppia:
Intanto, essendo comunque una fatica, stimola il confronto reciproco nella coppia su quali siano le motivazioni per rinunciare ad andare incontro ad una gravidanza. Succede così che, se le motivazioni sono serie, aumenta la determinazione a vivere con coerenza la rinuncia ai rapporti nei giorni di fertilità; a volte, come nel caso di Giovanni e Federica (sempre nomi di fantasia) il confronto porta i coniugi a scegliere di chiamare alla vita un secondo bambino dopo aver valutato che i motivi per restare con un figlio solo, come avevano stabilito in precedenza, fossero più legati a paure e convenzioni piuttosto che ai loro bisogni e desideri. È vero infatti che i metodi naturali aiutano ad essere aperti alla vita, non perché sia facile sbagliare e quindi si resta incinta più spesso, ma perché, ciclo dopo ciclo, guardo in faccia alla mia fertilità, che è davvero una ricchezza, e mi accorgo che è un peccato sprecare questo "ben di Dio" (e uso queste parole nel senso non dottrinale ma popolare).
Una donna che seguivo, Daniela, mi confidò di sentirsi fortunata rispetto ad una sua amica che lamentava il fatto che il compagno richiedesse di avere rapporti ad intervalli non maggiori di tre giorni, cosa che la faceva sentire in obbligo e poco ascoltata nei suoi bisogni o desideri. La mia utente si sentiva fortunata perché insieme al marito vivevano i giorni dell'attesa pregustando il momento in cui, passata la fertilità, entrambi avrebbero condiviso lo stesso desiderio di incontrarsi di nuovo. Inoltre, siccome anche nei giorni di astinenza si prova amore per il proprio sposo o la propria sposa, questi diventano giorni in cui esso si esprimerà con gesti e modalità diverse dalla intimità genitale, come per esempio attraverso gesti di tenerezza da "fidanzatini" e piccole e grandi attenzioni.
In questo, i metodi naturali sono uno strumento che contrasta la noia e la routine e tiene vivo l'interesse e l'attenzione all'altro.
Un’altra utente, Claudia, parlando della sua esperienza diceva che la cosa che più le era piaciuta di questi metodi è che ogni giorno si sentiva accolta e amata da suo marito, indipendentemente dal suo essere fertile o sterile, apprezzando il fatto di non dovere essere diversa da quella che era: ciclica e in continua trasformazione; in passato l’assunzione della pillola contraccettiva l’aveva fatta sentire come sfalsata nella sua fisiologia, in un certo senso estranea a se stessa e quindi non sinceramente apprezzata e conosciuta dal marito.
Imparare ad attendere il passaggio della fase fertile aiuta i coniugi a essere attenti e rispettosi dei tempi dell’altro, anche al di fuori del contesto sessuale, negli altri aspetti della vita in comune. Tempi che non sempre coincidono, anche perché capita che desideri, scelte, progetti maturino in modo asincrono in lui e in lei. Questo è assolutamente vero anche quando si tratta di desiderare un figlio.
Nella nostra società siamo spinti a mettere il nostro bisogno e desiderio personale davanti a quello di chiunque altro, anche del coniuge…sembra che lo scopo fondamentale dell’esistenza sia l’autorealizzazione! Quando quindi una coppia desidera la gravidanza, si aspetta che arrivi. I metodi naturali hanno una forte valenza educativa in questo senso, perché ci aiutano a comprendere che un figlio non è un diritto ma un dono, non qualcosa che possiamo ottenere o evitare a piacimento, ma qualcuno che possiamo ATTENDERE, nella speranza che arrivi; infatti tutto quello che una coppia può fare perché ci sia una gravidanza è creare le condizioni più favorevoli perché avvenga il concepimento e il bambino cresca, ma il fatto che ciò accada non dipende dalla sua volontà: paradossalmente questa verità è stata dimostrata dalle tecniche di fecondazione artificiale, in cui lo scienziato, il medico arriva ad ottenere la fertilizzazione dei gameti (cioè può inserire uno spermatozoo all’interno dell’ovulo) ma poi non può che restare a guardare se da lì si formerà lo zigote, se si svilupperà fino a diventare un embrione, se riuscirà ad annidarsi nell’utero, se si svilupperà fino ad arrivare a nascere ecc.
Insomma noi non siamo i padroni della vita, non lo siamo della nostra (non ho fatto niente per farla iniziare, non posso fare più di tanto per impedirle di finire…) figuriamoci quale potere posso avere sulla vita di un’altra persona!
Per la ricerca di concepimento però i metodi naturali sono un grande aiuto, in primo luogo perché in una buona percentuale permettono alle coppie di ottenerlo senza difficoltà, evitando stress, tensioni ed eccessiva medicalizzazione. La forte spinta verso la procreazione medicalmente assistita viene tutto sommato male sopportata dalle molte coppie desiderose di arrivare alla gravidanza con serenità e naturalezza; per contro, quell’illusione (anche inconscia) di onnipotenza a cui siamo un po’ tutti soggetti e, a volte, le indicazioni di professionisti poco avveduti, spinge le coppie che ricercano la gravidanza a concentrarsi su quell’obbiettivo moltiplicando in modo ossessivo i rapporti sessuali; in questo modo, oltre a rendere meno probabile il concepimento, c’è il rischio che venga sacrificato il benessere della relazione di coppia, all’interno della quale uno o entrambi i membri possono sentirsi in qualche modo sviliti e strumentalizzati, e anche la gestualità sessuale può diventare meccanica e non più espressione dell’amore tra i coniugi.
Mi ha colpito molto la testimonianza di un marito che parlava dei metodi naturali come ciò che aveva salvato la sua coppia dal perdersi all’interno di questi meccanismi di ricerca della gravidanza, che comunque non era ancora arrivata. Nonostante questo però, imparare a riconoscere chiaramente in quali giorni essa poteva essere ricercata, aveva permesso alla coppia di scegliere di avere rapporti nei giorni potenzialmente fertili vivendoli con il desiderio del concepimento, ma contemporaneamente sceglievano di averne nei giorni non fertili, per dedicarsi totalmente alla cura della coppia, come espressione dell’amore reciproco. Questo ha permesso in seguito a quella coppia di affrontare la sua sterilità biologica senza esserne travolta; pur se accettata con sofferenza, li ha spinti ad aprirsi ad una forma di accoglienza diversa, l’affido e poi l’adozione.
L’incontro con tutte le coppie che ho conosciuto, la condivisione di una parte del loro cammino, gli insegnamenti che da loro ho ricevuto: questo è il patrimonio prezioso maturato in tutti questi anni di insegnamento. Per questo sono felice che venga data a tante altre donne (anche accompagnate dal marito/fidanzato) l’opportunità di diventare insegnanti dei metodi naturali; iniziare questo percorso è come mettere in un vaso un piccolo germoglio, che con cura e attenzione potrà mettere radici nel terriccio e diventare saldo e rigoglioso; guardandolo nelle prime fasi del suo sviluppo, non si può ancora dire come si trasformerà, di che colore saranno i fiori, quanto a lungo durerà la fioritura e quanto rigogliose saranno le foglie. Questo dipenderà da diversi fattori, non tutti dipendenti dalla volontà de giardiniere… allo stesso modo posso dire che la formazione che si acquisisce in un corso di questo tipo per qualcuna porterà ad insegnare per decenni, per qualcun’altra potrà aiutare nel lavoro che svolge già, ad altre affascinerà tanto da immaginare cose nuove, a qualcuna servirà come arricchimento personale. Ad ogni modo, sarà un’esperienza indimenticabile, un’occasione per creare legami profondi, una scoperta di cui essere grate per molto tempo, come è successo a me e a mio marito tanti tanti anni fa.
iniziare il percorso per diventare insegnanti del Metodo Billings è come piantare dei bulbi in vaso e aver cura del loro germinare: in quali splendidi fiori si trasformeranno?
11.05.2024

