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LA PERSONA E' UNA CASA A TRE PIANI

Oggi vorrei fissare il mio pensiero su chi vive in famiglia, su chi la compone e la arricchisce; la famiglia è composta di persone, ognuna diversa, ognuna particolare, ognuna con un ruolo, più o meno definito. Le famiglie sono composte di persone, così come la società in cui viviamo, l’umanità tutta. Ma chi è la persona? Cosa rende un essere vivente PERSONA? Cosa ci differenzia da tutte le altre creature? Tema grande, anch’esso, come quelli affrontati nelle passate puntate, dibattuto, riflettuto, discusso e approfondito da tantissimi pensatori, filosofi, teologi, studiosi.

Ci sono tante visioni differenti sull’uomo, alcune molto lontane tra loro.

Ognuno di noi ha interiorizzata un’idea di quale sia l’essenza dell’essere umano, anche se è difficile esprimerlo con le parole. A volte questa idea è persino inconsapevole. Se qualcuno ci facesse a bruciapelo la domanda “cos’è per te una persona?” forse rimarremmo un po’ fermi lì a pensarci su, senza trovare le parole.

Eppure, la mia idea su chi è la persona, di che cosa è composta, qual è il suo compito nel mondo, può condizionare il modo di guardarsi l’un l’altro, può facilitare o ostacolare la capacità di rispettare, valorizzare, accogliere i propri simili.

Vorrei provare a rispondere a questa domanda, e vorrei provare a dare una risposta semplice, senza pretese, comprensibile anche da un bambino. Di solito, per spiegare cose complicate, mi piace usare le metafore, cioè degli oggetti o delle immagini che possono aiutare a fissare i concetti più astratti.

Per parlare della persona, la mia metafora preferita è la casa a tre piani. Ho ascoltato questa teoria per la prima volta tanti anni fa da un carissimo amico, il dottor Achille Dedè, che si era probabilmente ispirato a sua volta dallo psicologo Viktor Frankl, il padre della logoterapia.

 

Quando parlo della casa a tre piani a scuola, o negli incontri di educazione sessuale con i ragazzi, solitamente porto il disegno di questa casa, perché tutti possiamo vedere la stessa cosa.

Questa casa a tre piani è disegnata in modo che si possa vedere sia l’esterno che l’interno, un po’ come se fosse il progetto di un architetto, o una radiografia. Il primo di questi piani è appoggiato sul terreno (quindi per la verità è il piano terra). Intorno alla casa c’è un giardino, qualche fiore, un bel cespuglio, una farfalla che svolazza, insomma, un bel posto.

Anche se non è ben disegnato, si intuisce da un tratteggio che al di sotto del pianterreno c’è la cantina, e più giù ancora le fondamenta.

Sulla facciata esterna del piano terra, nel mezzo, c’è una porta, massiccia, di legno, con una bella maniglia dorata.

Sopra questo primo piano ce n’è un altro, con un bel balcone fiorito. Ancora sopra troviamo il tetto spiovente della mansarda, con una finestrella, anche questa abbellita con fiori dal buon profumo: un lucernario che, ad affacciarci, potremmo vedere tutto il panorama intorno e, la sera, anche le stelle e la luna. Sopra il tetto c’è un comignolo da cui esce un filo di fumo, segno che il padrone è in casa. In questo disegno non riusciamo bene a veder i particolari dell’interno, tranne delle rampe di scale, che collegano ogni piano l’uno all’altro, tanto che è possibile dalla mansarda arrivare direttamente al pianterreno, così come il piano di mezzo è collegato tanto a quello sotto che a quello sopra.

In che modo questa casa assomiglia ad un essere umano? Possiamo dire che ogni piano di questa casa rappresenta uno dei livelli che compongono la persona.

In modo molto semplificato, possiamo dire che la persona, ogni persona, è composta dal livello fisico (il primo piano, quello a livello terra) da un secondo livello che è quello psichico, emotivo (il piano di mezzo) e da un livello spirituale, quello più alto, appena sotto il tetto, in altre parole la mansarda.  

Nella persona questi tre piani sono fondamentali, costitutivi, non possono mancare. Sono collegati tra loro, per questo ci sono le scale. Diciamo quindi che la persona è una unità fatta di diverse componenti, ugualmente importanti e sempre in relazione tra loro, se vogliamo usare paroloni possiamo definirla una unità bio-psico-relazionale in cui nessun elemento è indipendente.

Cosa mettiamo nei vari piani? Al pianterreno, nel livello fisico, mettiamo il corpo, composto da tessuti, organi, apparati, sistema nervoso ecc.: la parte concreta, visibile di noi stessi.

Nel piano di mezzo, il secondo livello, mettiamo le emozioni, i sentimenti, i ricordi, il vissuto, le esperienze, il carattere. Questi due piani sono comuni anche agli animali: anche loro, pur se con grandissime differenze, hanno un corpo, un carattere e provano emozioni

L’ultimo piano, quello sotto il tetto, è invece più specificatamente umano: vi troviamo la coscienza, cioè la capacità di riconoscere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso; ci sono i desideri, la creatività, la capacità di progettare il futuro, di esprimere i propri pensieri, la libertà di scegliere. È l’anima, o spirito: letteralmente ciò che ci anima, ci dà vita, dà senso alla nostra vita

 

Questa è la prima osservazione importante: OGNI ESPERIENZA UMANA INTERESSA TUTTI E TRE I PIANI, NON È MAI LIMITATA AD UN SOLO LIVELLO.

Spesso immaginiamo che alcune attività riguardino solo il corpo, o solo la mente, ma ci sbagliamo: se prendiamo la preghiera, attività spirituale per eccellenza, possiamo forse dire di pregare senza che il corpo sia coinvolto? Che dire delle mani giunte, dell’inginocchiarsi, del rivolgere i palmi verso l’alto quando recitiamo il Padre Nostro? E la voce? Non fa forse parte del corpo?  E le parole che recitiamo, il brano che leggiamo o meditiamo, nel frattempo non ci provocano emozioni ed evocano ricordi? Direi proprio di sì.

Facciamo un altro esempio? Prendiamo un’attività molto fisica come mangiare: il cibo serve a nutrire le cellule del corpo, ma se sono un po’ triste scelgo di bere una cioccolata calda e poi mi sentirò meglio, oppure mangiare da solo mi rattrista, sedersi a tavola tutti insieme la domenica è un’esperienza che va ben oltre a saziare l’appetito, la tavola diventa un luogo di incontro. Mangiare è necessario alla sopravvivenza, ma per motivi suggeriti dalla mia coscienza, o dalla mia libertà (terzo piano) posso scegliere di non mangiare (digiuno in quaresima, faccio lo sciopero della fame per protesta), o di magiare meno di quanto vorrei o evitare cibi che mi piacciono quando scelgo di seguire una dieta per dimagrire o a causa di una patologia o uno specifico regime alimentare.

Facciamo un ultimo esempio con il piano di mezzo? Provo un’emozione, per esempio la paura, perché con l’intelligenza (terzo piano) riconosco che una certa situazione è pericolosa, per esempio vedere che una macchina sta passando col rosso, e questa paura mi provoca delle sensazioni nel corpo (mi irrigidisco, chiudo gli occhi, ho i brividi).

La casa a tre piani ci insegna che ogni aspetto della persona è legato agli altri, questi piani sono integrati tra loro. Meglio ancora, possiamo dire che più i collegamenti tra un piano e l’altro (le scale) sono ben strutturati, veloci da percorrere, liberi da ostacoli, più la persona funzionerà in modo armonioso; più i collegamenti tra i piani sono fluidi, meglio si potranno affrontare le esperienze della vita, per risolverle se sono dei problemi, o assaporarle, se sono fatti belli e piacevoli.

Questi tre piani non si sviluppano tutti allo stesso ritmo, o almeno la consapevolezza che io ho di essere composto di questi tre livelli non matura nello stesso modo: in un bambino è percepito principalmente il piano fisico e quello dei bisogni primari; anche se un neonato prova emozioni, non le sa interpretare, né è capace di formulare dei pensieri o di esprimere la sua volontà. Questi piani maturano via via nella crescita, anche attraverso le esperienze e l’educazione, ma sono comunque sempre presenti; il fatto che io non sappia ancora dare il nome all’emozione che provo non vuol dire che non la stia provando.

Crescendo piano piano gli spazi occupati da questi tre piani si armonizzano fino ad acquisire la loro fisionomia specifica.

La cantina e le fondamenta possono rappresentare l’inconscio (cioè la parte di noi di cui non siamo consapevoli) e anche tutte le nostre potenzialità non ancora coltivate, o le abilità non più allenate. Proprio come si mettono in cantina tutte quelle cose che non servono più ma voglio conservare, o anche cose nuove o utili di cui credo di non aver bisogno (la cassetta degli attrezzi, la bicicletta in inverno) che poi quando è il momento vado a ritrovare.

Pensiamo per esempio a quelle risorse, quel coraggio o quella forza di carattere che scopro di avere magari in un momento di difficoltà, o la capacità di imparare qualcosa di nuovo perché mi viene chiesto sul lavoro, o tutta quella energia che una nonna pensava di non avere più ma riesce a recuperare quando arriva un nipotino e vuole rendersi utile.

Un altro concetto importante che la metafora della casa può suggerire è che, di una casa che non è quella che abito, posso vedere solo l'aspetto esteriore; da esso, certo, posso dedurre tante cose, ma per sapere com'è la casa all'interno, come è arredata, come sono disposte le varie stanze, eccetera, non basta immaginarlo, arrivo a conoscerlo davvero se il proprietario me lo racconta, o se mi invita nella sua casa.

Questo significa che, di una persona, vedo e riconosco le caratteristiche più evidenti e superficiali, per esempio l'aspetto, ma per conoscerla ho bisogno di andare più a fondo, ho bisogno di entrare in relazione.      

Succede che l'aspetto esteriore di una casa non sempre corrisponda al suo interno, anzi spesso entrando in uno stabile capita di rimanere stupiti da quanto è diverso da come ce lo si aspettava. Lo stesso vale per le persone, che spesso a prima vista ci fanno un'impressione del tutto diversa dall'idea che avremo di loro dopo averle frequentate. Mi risuonano detti e proverbi: non giudicare e non sarete giudicati, non si giudica il libro dalla copertina… non perché non sia giusto farmi un'idea di com'è la persona, ma perché mi mancano tutti gli elementi per farmi di lei l'idea che corrisponde al vero.

E così la metafora della casa ci insegna anche che non bisogna farsi sviare dai pregiudizi; tra l'altro, la facciata o l'architettura di una casa dipende in parte dal contesto urbano: in un quartiere residenziale le case hanno determinate caratteristiche, in campagna altre, in un piccolo paese o in una metropoli altre ancora; anche la latitudine ha la sua importanza: al polo nord occorre l'igloo, all'equatore una capanna è più che sufficiente. Ogni persona si struttura a partire dal contesto in cui cresce, adattandosi all'ambiente in cui vive, si ri-struttura man mano che fa nuove esperienze e che matura. Per questo, come le nostre case, la persona, io, non sono immutabile, ma in continua evoluzione.

Certo, una casa per continuare ad essere bella e funzionale ha bisogno di manutenzione: anche noi!

I vari piani della casa vanno tenuti in ordine, curati, protetti, così che possano svolgere al meglio la loro funzione e la nostra casa sia accogliente, comoda, confortevole, e io possa sentirmi felice di abitarla, possa sentirmi davvero A CASA. Il ben-essere personale, allora, è quando i tre piani della casa stanno bene e vanno d’accordo tra loro, uno non si sacrifica troppo a favore di un altro. A volte succede che un piano sia in ristrutturazione, o danneggiato, o lasciato da parte per necessità particolari. Pensiamo a quando il corpo si ammala, ho un braccio rotto, oppure quando sono le emozioni a rimanere inespresse o anestetizzate (come in un momento di depressione) o sovraeccitate dallo stress, oppure quando forze esterne mi fanno sentire obbligato o impedito nella mia libertà e nel pensiero, o quando non riesco a raggiungere un risultato che mi ero prefisso…in tutte le occasioni in cui corpo, mente e spirito non si dirigono in accordo verso la stessa direzione non sono sereno, non sono in pace con me stesso e quindi anche col resto del mondo.

Ad ogni aspetto della mia persona quindi va dedicata attenzione e cura. Se oggi sembra che si dia molto spazio al benessere del corpo, soprattutto in senso estetico, e a quello della mente, cioè il benessere emotivo, sembra più difficile avere cura e educare il pensiero, il desiderio, la libertà; forse salire fino alla mansarda a volte è faticoso, ci viene voglia di accontentarci dei piani inferiori…occorre che qualcuno ci ricordi che vale la pena fare la fatica di salire per arrivare a vedere quel panorama che solo il lucernario sul tetto ci può offrire!

 

Prima di concludere, vorrei tornare ancora una volta al pianterreno, cioè al corpo.

Il corpo è fondamentale, è il crocevia di tutte le esperienze che viviamo, è lo strumento che mi permette di essere visto, ascoltato e compreso, è attraverso di esso che provo e esprimo le emozioni, è grazie ad esso che comunico i pensieri e la volontà. Sebbene una persona sia molto di più del suo corpo, finché esso non c’è, prima cioè che si formi lo zigote, la prima cellula di un essere umano, questo essere umano non esiste. Non a caso quindi il corpo è il primo piano, quello appoggiato sulla terra, ed è per questo che è sulla parete di questo piano che è posta la porta di ingresso, cioè il passaggio che posso aprire per entrare in relazione con gli altri.

 

Parlare della persona usando questa immagine della casa a me pare semplice e molto utile, soprattutto quando voglio far capire, per esempio ai ragazzi che incontro a scuola, che i vari piani, quello fisico, quello emotivo e quello spirituale, sono importanti e degni allo stesso modo, che tutti e tre vanno curati e rispettati, che il corpo non è solo uno strumento che possiamo usare a nostro piacimento pensando che non ci siano conseguenze (che è poi quello che spesso pensano gli adolescenti).

Credo che pensare a me stesso come a una bella casa viva e abitata mi aiuti a comprendermi ed accettarmi e promuova uno sguardo verso l’altro più completo e rispettoso.  Termino con questa immagine, sperando che possa essere utile anche ad altri.

composta di diversi elementi integrati, comunicanti, interdipendenti;

quale piano viviamo con maggior consapevolezza?

08.05.2021

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