ADOLESCENTI E AMORE
Per la gioia di molti studenti e insegnanti, la scuola è arrivata alla sua conclusione, e con essa anche la mia principale attività lavorativa.
È tempo di raccogliere le idee e fare tesoro dell’esperienza maturata durante i mesi scolastici, in cui ho incontrato ragazzi di tutte le età, raccontando loro la bellezza del corpo, della persona, dell’amore.
Mi colpisce soprattutto l’interesse, la sete di sapere e di capire che sempre i ragazzi dimostrano di fronte a questi argomenti, anche se non tutti si lasciano coinvolgere e ingaggiare: certi aspetti sono molto interessanti per qualcuno e noiosi o fastidiosi per qualcun altro, che invece ritiene importantissimi argomenti svalutati e tralasciati da una parte dei compagni.
Tutti, proprio tutti sentiamo l’importanza dell’amore nella nostra vita, tutti conservano nel cuore, più o meno inconsapevolmente, il desiderio di incontrare qualcuno da amare totalmente e da cui essere scelto e amato come una perla preziosa.
Rifacendomi a uno degli ultimi percorsi di educazione sessuale che ho realizzato, nelle classi di un ginnasio, condivido alcuni pensieri relativi agli adolescenti e al loro desiderio di amare. Lo faccio pensando anche ai genitori degli adolescenti e preadolescenti, che spesso si sentono inadeguati e preoccupati rispetto a come affrontare queste tematiche con i figli, perché questa età, l’adolescenza, è avvolta da un alone di mistero e di timore. L’adolescenza è qualcosa di difficile da definire e racchiudere in confini precisi, al contrario delle precedenti età evolutive: i primi tre anni di vita, la fase prescolare, la fase prepubere, dopodiché si apre una finestra che non abbiamo bene idea quando si chiuderà…i più pessimisti anzi temono che non si chiuda mai…
Qualcuno descrive l’adolescenza come il periodo di passaggio dall’infanzia all’età adulta e viene collocata tra gli 11/12 anni e i 18/20.
Altri dicono che è il periodo di grandi trasformazioni fisiche, psichiche e relazionali, che termina con l’acquisizione dell’autonomia rispetto alle figure genitoriali; questo è il motivo per cui si tende ad allungare la fase dell’adolescenza fino ai 24 anni (…) e questo può avere senso se consideriamo l’autonomia economica e l’uscita di casa…
A me piace definirla (alla maniera dello psicologo Pietropolli Charmet) come una seconda nascita, in cui il ragazzo (e i suoi genitori) rinasce al mondo con un corpo e una mente nuovi, trasformati, a cui deve abituarsi poco alla volta e di cui scopre via via potenzialità e limiti.
Perché l’avvicinarsi di questa età nei nostri figli ci preoccupa tanto?
Intanto perché, come al tempo della prima nascita, non sappiamo bene cosa porterà questo lieto evento, che cambiamenti provocherà in quello che ci sembrava un rapporto col proprio bambino costruito con impegno e pazienza e magari riuscito anche abbastanza bene.
Ci preoccupa anche perché inevitabilmente ci riporta alla nostra di adolescenza, e ci costringe a fare i conti con eventuali nodi che sono rimasti irrisoti e nebulosi nel nostro percorso; per la verità se ribaltiamo la visuale, questa è una grossa risorsa. Ricordare la propria adolescenza può servire a ridimensionare quella dei figli: in fondo anche noi siamo stati maleducati, musoni, insoddisfatti, abbiamo sbattuto porte, abbiamo mentito e disubbidito…eppure, guarda qua che belle persone siamo diventate! Per affrontare bene l’adolescenza dei figli bisogna saper sdrammatizzare e avere fiducia in quello che abbiamo seminato prima.
Nei 13, 15, 18 anni precedenti abbiamo avuto occasione di trasmettere ai nostri figli i nostri valori, le nostre idee, il nostro esempio, il nostro stile relazionale, il modo di affrontare problemi e difficoltà. E il lavoro fatto sicuramente non va perso.
Spesso si pensa all’adolescenza come ad un periodo di crisi e di disagio, di lotta e di fratture. Sicuramente questi aspetti fanno parte delle sfumature adolescenziali, ma quello che invece di solito non si considera è che questa età è anche caratterizzata da forti entusiasmi, grandi spinte creative, coraggio di scelte azzardate. Alcuni scienziati pensano che è grazie alla spinta e alla originalità degli adolescenti che la civiltà ha avuto modo di crescere, che gli adolescenti abbiano offerto al mondo la spinta per cambiare un poco, generazione dopo generazione.
Questo coraggio nasce dall’incapacità della corteccia prefrontale (ancora non completamente sviluppata) di valutare bene i rischi, cioè di cogliere soprattutto gli aspetti positivi, piacevoli delle azioni e situazioni e di mettere in secondo piano le conseguenze pericolose e a lungo termine. Non per cattiva volontà, quindi, ma per questioni di chimica cerebrale.
Mi vengono in mente due esempi che raccontano l’impulsivo entusiasmo degli adolescenti, che a volte è un pericolo ma altre è una benedizione. Parlo di adolescenti famosi:
-Romeo e Giulietta prendono decisioni importanti sull’onda della passione e dell’entusiasmo (sposarsi) e compiono gesti impulsivi sull’onda dell’inesperienza (uccidersi)…ma quando guardiamo o leggiamo la tragedia ci commuove questa passione ingenua e assoluta.
-Maria di Nazareth: dice sì all’angelo che le annuncia una gravidanza umanamente improbabile senza stare troppo a pensare alle conseguenze (al contrario di altri personaggi adulti che davanti ad un simile annuncio reagiscono con titubanza, come Sara, madre di Isacco, o Zaccaria, padre di Giovanni Battista).
Quindi adolescenza anche come tempo di spontaneità, entusiasmo e coraggio, che hanno però bisogno di una guida, perché lasciati a se stessi possono essere pericolosi
Siamo così arrivati a parlare della sessualità degli adolescenti. Il tema diventa scottante per i genitori perché l’adolescenza segna il passaggio verso la maturità sessuale, in cui la pulsione si risveglia e il corpo acquista la potenzialità generativa. Il corpo dell’adolescente è capace di procreare.
E proprio quando il nostro bambino cresce e diventa potenzialmente attivo a livello sessuale, gli interessa l’altro sesso e scopre come funziona il suo- cioè quando più avrebbe bisogno di noi- ecco che nello stesso momento si allontana da noi, non vuole più confidarsi e preferisce passare tutto il tempo con gli amici.
Questo succede perché nell’adolescenza il ragazzo deve affrontare dei compiti evolutivi.
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separazione/individuazione - deve cioè concludere il processo di separazione e individuazione nei confronti dei genitori, per percepirsi diverso, autonomo, originale: è il momento di sperimentare l’autonomia;
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mentalizzazione del corpo sessuato- deve prendere confidenza, abituarsi, convivere con questo corpo nuovo che diventa uno strumento comunicativo e di riconoscimento, e attraverso il quale esprimere la sua identità, anche di genere;
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socializzazione - deve affrontare la socializzazione e il confronto coi pari, sentirsi parte di un gruppo per potersi percepire uguale agli altri;
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creare sistema di valori - infine deve costruire il suo sistema di credo e di valori, a partire da quanto ricevuto in famiglia: è il momento in cui il ragazzo esamina tutto l’equipaggiamento fornito dai genitori e decide cosa buttare e cosa tenere, aprendosi anche a tutte le sollecitazioni che arrivano dall’esterno.
Per quanto riguarda la sessualità, le suggestioni che arrivano dall’esterno sono molte, alcune molto preoccupanti; i modelli di comportamento sessuale sono spesso lontani anni luce dall’esperienza e dall’idea di amore e famiglia dei genitori, che spesso si sentono sopraffatti e scoraggiati.
Più in generale, per gli adulti la percezione dei rischi a cui si espongono gli adolescenti rispetto alla sessualità si limita a quelli che hanno le conseguenze più evidenti e immediate: rapporti precoci, gravidanze inaspettate, malattie sessualmente trasmesse; spesso sono questi i temi che premono ai docenti quando richiedono il mio intervento a scuola. Credo che i genitori sappiano però che in gioco c’è molto di più.
I rischi principali che corrono i ragazzi rispetto alla sessualità sono tre:
-NON PERCEPIRE LA SFERA SESSUALE COME PARTE INTEGRANTE DELLA PROPRIA PERSONA
-VIVERE RELAZIONI SUPERFICIALI SENZA RIUSCIRE A REALIZZARE UN INCONTRO VERO CON L’ALTRO
-NON RICONOSCERE, RIDURRE O MERCIFICARE IL VALORE E LA DIGNITÀ PROPRIA E DELLE ALTRE PERSONE
Ecco, io l’ho verbalizzato in questo modo formale, ma penso che in cuor suo ogni genitore desideri che suo figlio/sua figlia (forse per le figlie il desiderio è ancora più intenso) non venga ferito da qualcuno che sia solo interessato a sfruttarl, che non venga maltrattato, sminuito, umiliato, che non si senta mancato di rispetto, che non si butti via, che non faccia cose di cui pentirsi per il resto della vita.
Sono desideri (o paure, se lo guardiamo dalla prospettiva inversa) legittimi e fondati.
Del resto, queste paure nascono dalla consapevolezza che la cultura, i media, specialmente quelli che si rivolgono ai ragazzi, propongono uno stile sessuale disinibito, volto soprattutto a sperimentare esperienze forti e piacevoli quando non trasgressive, uno stile fluido, sia per la promiscuità delle relazioni che per l’orientamento o l’identità da seguire.
Inoltre c’è tutto il tema della realtà virtuale e dei social, che rappresentano per i ragazzi i nuovi luoghi di incontro.
Come quindi poter aiutare gli adolescenti nella loro crescita? Se è vero che l’adolescente ha i suoi compiti di sviluppo, anche i genitori hanno i loro e sono fondamentalmente tre:
-RISPECCHIARE: rimandare al ragazzo uno sguardo d’amore e comprensione, ascoltarlo invece di fare prediche, dedicargli una presenza che lui sceglierà come e quando sfruttare…insomma esserci, vederlo, riconoscere che anche lui c’è per noi e che ci sta a cuore, ascoltare le sue idee in un confronto rispettoso.
Rispetto alla banalizzazione della sessualità, trasmettere l’idea che lui, nostro figlio, così come tutte le altre persone, è un essere unico e prezioso, che nessuno ha il diritto di usare, strumentalizzare.
Rimandare un’idea di maschile e femminile di pari dignità, l’idea che la persona è un’unità di corpo, cuore, anima, intelligenza e tutti questi aspetti vanno insieme: le pulsioni, che sembrano ingovernabili, sono a servizio della felicità…mentre ci accorgiamo che a volte seguirle ci rende infelici; guardando nei nostri occhi, dovrebbe vedere la fiducia che nutriamo in lui.
Una cosa che mi ha colpito particolarmente durante questi incontri con i liceali è quanto abbiano apprezzato e arricchito con i loro contributi la riflessione sul legame di corpo, psiche e spirito, mostrando interesse uguale per tutti e tre, e forse maggior stupore per l’ultimo: come a dimostrare il desiderio di inserire ciò che sento, le passioni, e ciò da cui sono attratto, la pulsione sessuale, in una cornice di senso, di scelta in cui sono protagonista per dire il mio sì o il mio no. È un segnale molto incoraggiante, se pensiamo che il bombardamento mediatico di cui sono vittime i ragazzi veicola messaggi di disimpegno e superficialità.
-CONTENERE: anche gli adolescenti hanno bisogno di regole e limiti, perché senza si sentirebbero persi o non amati. Non è più il momento però di farli calare dall’alto, dire “si fa così e basta”; la regola, il no va spiegato, motivandolo non per il piacere di limitare la sua libertà ma per perseguire il suo bene, per aiutarlo o proteggerlo da ciò che ancora non conosce bene. Ricordiamo che l’adolescente fa fatica a valutare conseguenze a lungo termine, di solito pensa “a me quello non succederà”.
La regola significa educare alla responsabilità, aiutarli a capire che ogni gesto porta delle conseguenze. Questo vale a maggior ragione per la sessualità, le cui conseguenze investono non solo se stessi ma un’altra persona…potenzialmente anche una terza!
Ma educare alla castità allora non significa per esempio vietare i rapporti sessuali perché credo che siano giusti solo nel matrimonio, ma aiutare a capire che i gesti dell’amore hanno un loro significato che non va tradito e ha bisogno del tempo giusto per essere espresso e apprezzato.
In questo senso penso che quello che viene negato ai ragazzi dall’ambiente di oggi è la gradualità, il nutrirsi di attesa, il muoversi un passetto alla volta nel costruire le relazioni…e di conseguenza uno svilimento dei gesti sessuali che perdono il loro mistero e la loro sacralità. In questo caso allora l’urgenza educativa è far riscoprire la preziosità di questi gesti, dal più semplice al più esclusivo, gesti che lasciano traccia nel corpo e nel cuore di chi li vive, che servono a creare legami tra le persone, che non sono ludici ma espressione dei sentimenti provati.
-SOSTENERE: per un adolescente la famiglia deve diventare il porto sicuro dove trovare comprensione e conforto per le frustrazioni e gli errori, un abbraccio consolatorio, un sorriso di incoraggiamento.
Nello stesso tempo deve essere anche un trampolino: promuovere la sua autonomia, il distacco dalla famiglia, la capacità di fare scelte, la possibilità di sbagliare.
L’ideale è lasciare uno spazio di libertà che permetta al ragazzo di sperimentare senza andare incontro a pericoli troppo grandi…più facile a dirsi che a farsi!
Un aspetto che bisogna senz’altro sostenere nei ragazzi, rispetto la sessualità, è l’assertività, cioè la capacità di capire e scegliere quello che voglio e quello che non voglio. Per definizione i ragazzi di quest’età sono facilmente plagiabili, inoltre il desiderio di accettazione dei pari e la paura del loro giudizio porta spesso ad accondiscendere a comportamenti che magari in autonomia non si sarebbero mai sognati di attuare.
Possiamo facilmente immaginare come l’assertività sia preziosa quando si tratta di rifiutare avances inappropriate, o non acconsentire alla richiesta di gesti che mettono a disagio, (tendenza delle ragazze a dire di sì per non scontentare) ma è anche importante quando si tratta di non assecondare o partecipare a comportamenti del branco (tendenza maschile per dimostrarsi non meno degli altri).
Promuovere e accompagnare la crescita e l’autonomia dei figli adolescenti vuole anche dire rispettare i loro spazi di privacy e il loro desiderio di riservatezza. Si apre un altro capitolo delicato, quello dell’equilibrio tra controllo (delle chat, della navigazione su internet, delle frequentazioni) e fiducia, che funzionano in senso inversamente proporzionato.
Tante tante altre cose si potrebbero aggiungere a questa riflessione, magari lo faremo in un prossimo momento, cercando di vedere quali messaggi è importante trasmettere ai ragazzi parlando della loro sessualità. Una sfida che ormai è in atto è trovare una parola chiara e sensata rispetto a tutta la problematica dell’orientamento e dell’identità di genere, temi che sono spesso fonte di discussioni e scontri tra genitori e figli, anche o forse specie nelle famiglie cristiane.
Per ora concludo con questo ultimo pensiero: riguardo alla sessualità, ci sono cose che per un genitore sembrano troppo difficili o inadatte da dire al figlio, proprio per la differenza di ruoli; ci sono cose che il figlio non è disposto ad ascoltare da un genitore, ma che invece risultano interessanti se dette da qualcun altro.
Una risorsa importante è quindi la rete tra educatori, (genitori degli amici, educatori dell’oratorio, del gruppo scout, della squadra sportiva, insegnanti) che possano veicolare messaggi armonici e complementari, che non si mettano in contrapposizione e che non si sminuiscano reciprocamente. (so che anche questo può sembrare un sogno, non molto facile da realizzare, ma vale davvero la pena impegnarsi a costruirla, questa rete: abbiamo detto che l’adolescenza è come una seconda nascita, perciò anche per l’adolescente vale il famoso proverbio africano: per educare un bambino ci vuole un villaggio.
non è facile parlare dell'amore agli adolescenti...come aiutarli ad attendere, desiderare, comprendere la meravigliosa complessità di emozioni, gesti e pensieri che dànno forma alla relazione d'amore?
forse possiamo solo guardarli salire un gradino alla volta, pronti a sostenerli se inciampano
e a spronarli quando si scoraggiano, cercando insieme a loro le domande e le risposte che sono nel cuore di ogni essere umano
11.06.2022

